BIOGRAFIA dettagliata

Lanfranco Scorticati  pittore

 

                                                                                                                        

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1911

Nasce a VillaRivalta di Reggio Emilia, il 23 settembre, da famiglia di modeste condizioni: il padre Paolo è sarto e cursore del Municipio di Reggio Emilia, la madre Domenica Faiett
i, è casalinga. Secondo di tre fratelli, resterà sempre attaccato, almeno idealmente, al focolare domestico ed alla terra d’origine, che con la sua schietta genuinità contribuisce a forgiare un temperamento umano e artistico legato alla naturale semplicità delle cose.

Quando voglio rivivere ore di una serenità ineguagliabile, ripenso alla nostra Reggio, dalla quale non so ancora oggi distaccarmi col pensiero” dice in un’intervista rilasciata nel 1952 (“Nuova Gazzetta di Reggio”, 20 ottobre 1952).

Nella foto: Ritratto di Famiglia inizio anni ’20, mamma Domenica, il fratello Remo, papà Paolo, Lanfranco e Otello


1920

Nonostante il precoce interesse manifestato per la musica (segue le lezioni di violino impartite dai maestri Vogogna e Mario Borciani, mentre il fratello Otello si dedica al pianoforte, Remo al violino e sassofono), il disegno e la pittura, si profilano i principali poli d’attrazione per il giovane:  non di rado fugge da tutto, sgattaiolando in campagna dove dipinge rigorosamente en plein air.

In questi anni la famiglia si trasferisce in città, a Reggio Emilia.

Nella foto: Lanfranco con il fratello Remo, 1924


1925

Comincia a frequentare la Scuola d’Arte “Gaetano Chierici” di Reggio Emilia che lascerà nel ‘35. Tra i comp
agni di corso annovera Carlo Bazzani, Giannino Tamagnini, Gino Gandini, Remo Tamagnini, Duilio Dalla Salda, Walter Iotti e altri futuri campioni della “scuola reggiana” di marca davoliana. Suo maestro è appunto Ottorino Davoli, cui lo avvincerà per tutta la vita una incrollabile stima artistica ed umana. Lo dimostra il fitto carteggio instauratosi tra i due: in una bozza di lettera datata 1934 e redatta dal Nostro, egli lamenta la situazione didattica della “Chierici” e chiede che venga reinserito quale docente del corso di “Figura” il maestro Davoli, spostato ad altro incarico.

Lanfranco sul tetto della Gaetano Chierici con alcune sue opere, 1934



1933

Grazie a borse di studio e riconoscimenti di vario genere quali il Premio Speciale “Camera di Commercio” 2° corso, il Premio Speciale “Consiglio provinciale dell’economia” (L.600), il Premio “Famiglia Chierici” 6° corso (L.500), la Medaglia d’argento “Ornato”, 3° corso, il Premio Speciale del “Comune di Reggio”: Corso di Scenografia (L.100.), ha modo di terminare gli studi artistici.

Inoltre da tempo si mantiene, e si diverte, partecipando a numerose fe
ste pubbliche e private, dove suona il violino in piccole orchestre, spesso con i fratelli. I suoi interessi gravitano ovunque: tra le fervide letture (in casa Scorticati, malgrado le ristrettezze economiche, non mancano mai i libri) si segnalano in particolare le biografie di artisti, soprattutto pittori, che leggeva sin da piccolo.

Reggio Emilia, i tre fratelli Lanfranco e Remo al violino,  Otello al pianoforte, 1930

1935

E’ l’anno della prima personale, tenutasi al cinema “D’Alberto” di Reggio Emilia e presentata alle stampe da un cronista d’eccezione: Ottorino Davoli, che firma  un articolo  su “Il Solco” del 31 maggio 1935: “…Scorticati, un giovane alle prime armi, rivela attraverso gli ottimi risultati sovente raggiunti, lo sforzo sempre nobile di una ricerca umile quanto sincera. Con tale amorosa cura di fare e di far bene, egli s’acquista facilmente una cordiale simpatia. Dove però lo Scorticati fa veramente bene è naturalmente quando gli accade di svincolarsi dalle preoccupazioni di errare, di essere scorretto, quando gli riesce insomma di liberarsi da ogni prevenzione scolastica e dalle costrizioni del committente, e allora gli può riuscire d’un fiato quella briosa pittura del piccolo quadro intitolato “Ardita” che è forse il migliore fra i suoi”.

Comincia ad eccellere nella tecnica del “Ritratto”, come testimonia la raffigurazione de “L’Ultimo Garibaldino”, allora vivente, al secolo Carlo Ferrari, un volontario che aveva partecipato a 20 anni alla battaglia di Bezzecca del 1866, perdendovi l’occhio sinistro. Il quadro viene esposto al “Museo del Risorgimento” di Reggio Emilia.

“L’ultimo Garibaldino” Carlo Ferrari, 1935


1936
In occasione della mostra “Pittori Concittadini alla Mostra Permanente dell’artigianato e del dopolavoro” è ancora “Il Solco”(28 giugno 1936) ad elogiare dello Scorticati “…il sapiente gioco delle luci, dei riflessi e delle ombre…”.

1937

Con il benestare della famiglia, “senza soldi ma consapevole del proprio talento e ostinato nel cammino da seguire”, decide di trasferirsi a Milano dove frequenta i corsi alla “Scuola Libera del Nudo” presso l’’Accademia di Belle Arti di Brera. Si mantiene grazie a piccoli lavori di restauro su commissione dell’antiquario Enzo Morini. La situazione è sempre più difficile, come si evince da alcune lettere dell’epoca indirizzate ai famigliari e al maestro Davoli, al quale, malgrado le difficoltà, risponde (1937): “… Lei ha indovinato tutto ciò che ho provato e provo attualmente, ma le confesso che il coraggio non mi è mai venuto meno….” Come alloggio si accontenta di una branda sistemata nel magazzino del negozio di antiquariato, in via Fiori Oscuri 3. A pochi metri di distanza si erge però l’Accademia di Brera, meta di interminabili visite (la frequenterà prima e dopo la guerra).


1939

Quale sistemazione successiva, condivide in Corso Plebisciti 17 una stanza con il fratello Otello che, diplomatosi in pianoforte al Conservatorio di Parma, si trasferisce a Milano ove continuerà il suo impegno di giovane musicista e compositore e ove nel primo dopoguerra fonderà la ditta “Pianoforti Scorticati”, tuttora gestita da figlio e nipote.

Esegue le decorazioni del “Caffè Donini” (andato distrutto dopo la guerra) allestendovi scene di calcio, su committenza dell’amico calciatore Giuseppe Meazza.


1940

Non puoi immaginare quanto caldamente ti auguro le soddisfazioni cui miri e alle quali hai tanto diritto!…”: queste le parole di Ottorino Davoli, in una lettera indirizzata al pittore nel ’40. E le soddisfazioni non tardano ad arrivare: a marzo si tiene a Milano, presso la Galleria “Piccola Mostra”, con la quale l’artista intreccerà un lungo e produttivo rapporto professionale, la sua prima collettiva fuori porta, dedicata a ”Pittura e Scultura”.

Il “Solco” così commenta (29 marzo): ”…fra gli artisti invitati a questa esposizione di particolare importanza figura con sette opere, al centro della parete della maggior sala, Lanfranco Scorticati…. Lo Scorticati è forte e colorito ritrattista, che sa armonizzare la modernità della sua tavolozza con le sue doti di abile disegnatore. Le sue doti di ritrattista costruttivo spiccano maggiormente in “Ritratto di fanciulla”, opere nelle quali egli ha saputo raggiungere  un contenuto di umanità. Ma anche nei due paesaggi de l’ “Appennino reggiano” e “Appennino modenese” egli ha saputo far rifulgere doti di sciolto paesaggista, ottenendo opere di assai sensibile e chiara evidenza. L’accoglienza dei critici, degli artisti e degli intenditori per le opere dello Scorticati è delle più lusinghiere e fa presagire un cammino fecondo di successi per il pittore concittadino”.

Una calda ammirazione gli riserva anche Radius, sulle pagine de “Il Corriere della Sera” (29 marzo): ”... Scorticati dà prova di un piglio franco e cortese a cui una più rigorosa educazione del tratto non potrà che giovare…”.

Gli fa eco “Il Sole” (30 marzo): ”Lanfranco Scorticati, un giovane esordiente, che possiede una buona tecnica e nei ritratti sa sviluppare le caratteristiche del soggetto, mentre nei paesaggi sa esprimere un efficace rilievo…”.

Unanime anche Leonardo Borgese in “L’Ambrosiano” (19 aprile 1940): “…nelle cose più recenti, come alcuni paesaggi, Scorticati sa acquistare una scioltezza e una chiarezza se non spadiniana, di genere assai prossimo”.

A dicembre torna l’appuntamento, questa volta tematico, con la Galleria “Piccola Mostra”, che propone ora una selezione di “Paesaggi”, “lirico quadro che parla essenzialmente al sentimento”, tali le parole di A. Violante, autore della prolusione introduttiva. “La mostra -come rileva “Il Giornale d’Italia” (12 dicembre 1940)- segna il continuo progresso di giovani che furono messi in valore dalla Galleria: Lanfranco Scorticati, Aldo Angelo…”.


1941

Di nuovo una collettiva alla Galleria “Piccola Mostra” di Milano: le opere di Scorticati fiancheggiano quelle di Bruna Beltrame, Armando Baldinelli, Voltolino Fontani, Benedetto Zangara. Lusinghiero  Dino Bonardi, in “La Sera” ( 20 dicembre 1941): ”…Scorticati realizza una pittura sana e chiara…”.

In questi anni si trasferisce da Corso Plebisciti, sistemazione successiva alla provvisorietà di Via Fiori Oscuri, in Via Montebello 14, sempre in zona Brera, dove fisserà il proprio studio e abitazione dal ’39 in poi (all’inizio un solo locale, che si allargherà con gli anni e diventerà un grande ambien
te gremito di dipinti, raccolte di grafica, ceramiche ed oggetti d’antiquariato) fino al 1999 anno della sua morte.

Una stabilità che cercherà e otterrà anche negli affetti: Dosolina Angela Del Ben (1920-1991) per lui semplicemente ed amorosamente “Nina”, fu conosciuta sui loggioni della Scala, in occasione della rappresentazione della “Traviata”. Nel diario privato si legge a quella data la nota: “a sentire la Traviata (tenore Beniamino Gigli) c’era al mio fianco una signorina. Abbiamo parlato molto insieme: si chiama Nina Del Ben. Mi sentirei di volerle tanto bene e di amarla immensamente”. Si sposano nel ’43 e non si separano fino alla morte.

Nina, 1945


Sono gli anni del fascismo, che hanno obbligato sin dagli anni Venti la famiglia Scorticati ad una separazione coatta, con soggiorni distribuiti tra Reggio Emilia e Parigi. Ivi l’artista compirà un impagabile apprendistato pittorico, alla scuola dei grandi maestri del Louvre, nonché, più pragmaticamente, sul lungo Senna, da cui sortiranno fresche immagini del fiume e delle bancarelle abbarbicate sulle rive.


Parigi, Lanfranco sulla riva della Senna


1942

Si tiene presso la Civica Galleria “Fontanesi” un concorso di pittura dedicato al paesaggio reggiano, “un’esposizione ben riuscita, per il numero ed il valore delle opere esposte” commenta “Il Resto del Carlino” (18 ottobre 1942). I quadri di Scorticati ottengono l’apprezzamento di un “solido colorito”.


1943

Alla presenza del Prefetto, del Federale, del Podestà e delle principali autorità cittadine (“Il Resto del Carlino”, 6 marzo 1943) si inaugura presso il Teatro Municipale di Reggio Emilia la “Mostra Provinciale d’Arte”: 65 le opere esposte. Tra gli autori  si segnalano, oltre a Scorticati, Gandini, Cavicchioni, Ferrarini, Braghiroli, Novellini, Fornaciari, Iotti, Scarpinelli, Franzini: in sintesi, il meglio della scuola emiliana. L’opera “Frutta” di Scorticati  ottiene da Giannino Degani (“Il Resto del Carlino”, 10 marzo 1943) elogio perché “vivace per fattura e colore”. Assai gustose le vignette-autocaricature degli espositori, tra cui Scorticati, pubblicate su “Il Resto del Carlino” ( 21 marzo 1943).

In occasione della mostra personale di pittura del conte Palazzi, al Teatro Municipale di Reggio Emilia, Scorticati realizza un suo ritratto, collocato presso il portale d’accesso e successivamente esposto (1944) ad una collettiva organizzata sempre presso il Municipale (“Il Solco”, 22 gennaio 1944). Notevole l’apprezzamento del pubblico, puntualmente registrato dalla stampa (“Il Solco”, 23 aprile 1943): ”…Si tratta di un’opera nobilmente riuscita, dove sono state usate poche pennellate con spontaneità e sentimento assai vivace. Senza perdersi in ricerche di scuola, lo Scorticati vi ha profuso la sua maniera personale. Il colorito del volto resta un po’ pallido, al naturale; l’intonazione generale del quadro risulta da un giallo dorato di bell’effetto. Il conte Palazzi viene raffigurato in costume da lavoro, con la tavolozza e i pennelli…”.

Alla “Mostra del Bianco e Nero e Fotografica”, tenutasi in giugno a Reggio E. presso la Pinacoteca “Antonio Fontanesi”, Scorticati presenta tre opere, tra cui “un buon ritratto del pittore Pasini, di piacevole scioltezza” (“Il Resto del Carlino”, 8 giugno 1943).


1944

Lusinghiero il giudizio del critico Argo, che così si esprime in un articolo uscito in “Il Solco” (16 settembre 1944): “…Non è
artista dai mezzi termini, Scorticati; non paventa di affrontare il colore, risolvendolo equilibratamente, per conto suo, e, d’altra parte, sa ottenere effetti di pregio senza dar mai a notare non diremo uno sforzo persistente, ma anche soltanto uno strappo o uno scatto momentaneo…”. Il maggior apprezzamento è rivolto ai “Ritratti”, che rivelano “In Scorticati un pittore che non si appaga facilmente dell’esteriorità, come può sembrare all’occhio del non esperto o del frettoloso visitatore, ma veramente un pittore che intende, e vi riesce, penetrare nell’anima del soggetto per ricavarne e offrirne in sintesi quello che chiamiamo carattere…”. A conferma di ciò Argo riporta nell'articolo due riproduzioni di ritratti. Una è del suo inseparabile amico, il tenore Ferruccio Tagliavini, conosciuto durante i primi anni degli studi di musica.

Milano 1942, studio per il ritratto del tenore Ferruccio Tagliavini


1945

Nella personale a lui dedicata a Reggio Emilia, presso la “Sala d’Arte dell’E.V.A.V”., la menzione dei titoli delle opere esposte è significativa, in quanto emblematica dei gusti e della personalità dell’artista, da sempre e per sempre innamorato del mondo agreste e naturale, nel suo multiforme aspetto di universo animale (“Mucca e vitellino”, “Il vitello”), vegetale (“Funghi”, “Natura morta”, “Pesche e ciliegie”, “Uva e kaki”) e di paesaggio (“La casa del contadino”, “Torrente Crostolo”, “Case al sole”, “Neve al tramonto”, “Paesaggio”, “Mattino d’Estate”, “Giornata grigia”). Non può mancare l’estatica contemplazione della figura umana (”Ragazza al sole”, “Ritratto di signorina”) resa ancor più sensibilmente quando diviene omaggio affettivo (“Ritratto del pittore Lazzaro Pasini”, “Ritratto della moglie”, “Ritratto di Giuliana Faietti”).

Lazzaro Pasini verrà ritratto più volte negli anni a
seguire: in particolare, nel 1949, dal vivo “Sul letto di morte”, con un omaggio analogo a quello che O. Davoli aveva a suo tempo riservato al maestro G. Chierici.

In ottobre partecipa alla “Mostra degli artisti Lombardi” che si tiene al Palazzo Reale di Milano.


Ritratto dell’amico pittore Lazzaro Pasini sul letto di morte, 1 maggio 1949


1946

Nasce il primo ed unico figlio, Fiorenzo, futuro ingegnere, così chiamato in onore di Firenze, la città
per lui maestra d’arte. Il repertorio figurativo del maestro si arricchisce ora di nuovi spunti: l’attesa, la maternità, il piccolo Fiorenzo. In concomitanza, sorgono ulteriori difficoltà economiche, alle quali il maestro ovvia dedicandosi a lavori di restauro di fotografie (attività intrapresa nello studio del fotografo Pugliese, in via Dante) e quadri antichi, nonché cimentandosi in numerosi ritratti su committenza, che continueranno a condurlo nel tempo anche all’estero (Olanda, Francia, Belgio, Germania, Inghilterra,

Svizzera, Egitto, Stati Uniti, Canada…).


1948

Si susseguono durante l’anno una serie di iniziative patrocinate dal “Sindacato Lombardo Pittori e Scultori” ed allestite presso gallerie private: si tratta di eventi nati sotto il segno della “cordialità” ovvero, secondo Raul Viviani, presidente del sindacato, “di quella parte di aderenti al sindacato lombardo pittori e scultori che crede ancora nel lodevole spirito di colleganza e di mutua comprensione…” (“Il Giornale dell’Arte”, 20 aprile 1948).


1949

Crescono le difficoltà economiche, in relazione allo sviluppo della pittura astratta e della fotografia, che oscura l’importanza del ritratto dipinto. Ciò malgrado, sempre più fervido è l’interesse dimostrato all’opera di Scorticati dall’opinione pubblica. La “Saletta del disegno” di via Senato, a Milano, gli dedica in primavera una personale presentata da Spartaco Balestrieri, il cui saggio critico viene anche proposto in stralcio da “La Brianza” (10 giugno 1949): ”Scorticati è ancora uno di quei rari pittori provinciali che non si lasciano inurbare dalle metropoli. Artista emiliano, se n'è andato un giorno a Parigi, trapiantandosi poi a Milano, ma anche i suoi disegni parigini spirano un'aria così di casa nostra, da far finalmente pensare che la forte razza dei pittori più propriamente nostrani non ha fatto la fine dei pellirossa. In tutti questi disegni, non ci sono i lenocinii dei profeti adescatori intellettualistici metropolitani, bensì un patriarcale impianto estetico e contenutistico, moderno non con l'effimera attualità degli snobbisti smidollati, ma col duraturo rinnovamento d'un virile lavoratore…Disegnatore, dunque, libero e dinamico, lo Scorticati, "elegante e cortese" anche nel disegno col pitaletto del bambino e nei sensibili nudi da cui non traspare sensualità, bensì casto amore per la donna”. 

"…Ecco, finalmente, ” spiega “La Brianza”, “un pittore lontano da ogni scuola o tendenza. Senza, dunque, il “gergo” dei tanti, quella particolare giustificazione che antepongono e che chiamano problema come se si potessero dipingere i problemi, che sono di qua dell’opera, mentre sul quadro c’è, si voglia o non si voglia, una soluzione, più o meno oscura e aderente alle intenzioni. Nel quadro problema e soluzione sono tutt’uno. Chi dice: io mi sono posto innanzi un problema, io voglio qui rappresentare un quesito, ci avverte di una sua inefficace tecnica, di una sua oscurità che non diventa chiarezza, solo per tale denuncia. Ci vuol altro. Siamo solo alla giustificazione. Storia quasi comune sono le figure di Scorticati: bambini in sonno, donne in vari atteggiamenti e abbandoni ingenui. I quadretti sono chiusi tutti nella linea morbida, senza distrazioni o divagazioni di sorta. Attimi, però, felicemente sorpresi. La linea è sensibilissima e definisce, senza equivoci, traendosi dietro la fantasia. Si insiste con una certa compiacenza su particolari e situazioni, specie nei disegni di nudo, nei quali il contorno assume una precisione quasi fotografica, e sottilmente sensuale. Le carni sono fresche e robuste, ma trattenute in clima di spiritualità ancora limpida. Felicità, dunque, di linee, che sanno chiudere immagini e gesti, condizioni note e atteggiamenti quasi convenzionali, per liberarli in un equilibrio di idillio fresco e nuovo. Scorticati non vuole superare certi limiti di armonia ed equilibrio, come è facile moda, per abbandonarsi alla veloce fantasia della linea; il suo impeto animoso trattenuto e limitato da uno squisito equilibrio, dà vita a creature ferme e nitide di gaio splendore.” E. Ceruti, in “Vita artigiana” (20 giugno 1949) attribuisce ai nudi di Scorticati “la caratteristica dell’immediatezza e dell’abilità nel cogliere l’attimo e nel fermarlo con mano sicura e con disegno disinvolto…gli studi di bimbi ce lo fanno ricordare come buon interprete di questi difficili soggetti da ritratto”. D. Bonardi in “L’Araldo dell’Arte” di luglio definisce “molto ragguardevoli i saggi di Lanfranco Scorticati, pittore emiliano di raffinato gusto; preciso nel raggiungere l’effetto, egli rivela acute e singolari qualità e, a nostro modo di vedere, potrà fare molto”.

Sempre nello stesso anno, ma in autunno, Balestrieri ha ancora modo di commentare il lavoro di Scorticati, nuovamente esposto alla “Saletta del disegno”: “Lanfranco Scorticati, di cui la Saletta del disegno ordinò una mostra la scorsa stagione, si presenta con questi pochi, sensibili nudini a olio da me scelti fra molti. Egli è più propriamente il pittore dei nudi femminili, ch’egli dipinge in quantità, grandi e piccoli, accademici e scolastici, ottocentisti e classici, con una sorta di frenesia creativa. Ed in particolar modo i nudini in dimensioni minori, traggono proprio dal diminutivo dimensionale il maggiorativo di qualità per la particolare grazia e morbidezza e la loro pudica intimità. Parlando di Ingres, dice Baudelaire che –le fa così come le vede (le donne) giacchè si direbbe che le ami troppo per volerle cambiare-. Così lo Scorticati non è che s’attardi in un naturalismo epigonico dello scorso secolo, né in un impressionismo generico e gratuito, se delle sue donne ammorbidisce i contorni e ne soffonde i toni delle carni, senza volerle cambiare. Egli è fedele al vero appunto perché le ama troppo e cerca, semmai, di accostarsi a taluni di quei pittori del secolo scorso, da considerarsi i novecentisti dell’ottocento, le cui opere insegnano a scoprire sempre nuove espressioni di bellezza nella natura e non vecchie forme concrete dell’astratto.”

    Gli risponde Alius, sulle pagine de “La Brianza” (7 ottobre 1949): “Balestrieri  chiama Ingres, direi meglio Renoir: come Renoir, Scorticati evoca vibranti e pulsanti volumi, intesi come un inno alla perpetua linfa fecondatrice della vita e della giovinezza.”

    Elogiativo pure R. Viviani, in “Il Corriere degli artisti” (15 ottobre 1949): “ Giovani corpi di belle donne nude sono stati allineati nella saletta del disegno di via Senato: onesto e sincero autore: Lanfranco Scorticati, che ha interpretato con franca e sicura pennellata i seducenti ma non lussuriosi atteggiamenti di tali snelle e piacevoli femmine che si bagnano, che si asciugano, che si pettinano, che si coricano…”.

    Quinto Veneri interviene in “Giornale dell’Emilia” (2 novembre 1949) rimarcando che“Scorticati predilige forse il ritratto, l’uomo interessandogli e commovendolo più della natura. In fondo, non ha tutti  i torti ché , sotto le spoglie mortali, è pure un’anima immortale, alla quale appunto, come elemento individuante, la materia appunto, mira lo Scorticati. Infatti, nel suo ritratto è costante non tanto la ricerca dell’identità somatica, quanto piuttosto la messa a fuoco del carattere spirituale…comunque in tutti questi lavori è pur evidente che lo Scorticati si è adoperato per fondere il colore col disegno, è v’è il più delle volte magistralmente riuscito.”.

La “Grafica” è un’altra passione coltivata con tenacia: a fine anno partecipa alla “Biennale del Disegno ed Incisione Moderna”, con una puntasecca che raffigura il figlio. Successivamente si cimenterà in incisioni su zinco, spesso stampate in casa col torchio ed in serigrafie ottenute grazie alla collaborazione con la “Serigrafica Effe-Di & C” di Dante Faietti, a Reggio Emilia.


1950

Partecipa alla periodica edizione del prestigioso “Premio Suzzara” con un’opera intitolata “La Cucitrice”
che, anni più tardi, susciterà la particolare ammirazione di Raffaele De Grada:”…una costruzione pittorica goduta come una natura morta degli anni venti con quei neri incarnati e solido chiarore di panni che acquistano timbro e plastica dal colore medesimo, senza che più si avverta la trama del disegno. Questi dipinti di soggetto familiare hanno la forza di commuoverci non soltanto per la sincerità della rappresentazione, che è già molto, ma perché essa è raggiunta con i puri mezzi della pittura…”. (catalogo della mostra all’E.P.T. di Reggio Emilia, 1983).

In questi anni conosce a Milano numerosissimi artisti (grazie alla frequentazione di “Brera”, di gallerie e di associazioni quali la “ Famiglia Artistica”, la “Famiglia Meneghina”, la “Società degli Artisti e Patriottica”, e successivamente la “Permanente”) con molti dei quali si legherà in stretta amicizia. Tra i più cari e noti al grande pubblico: Frisia, Carrà, Funi, De Pisis, Fontana, Steffenini, Tallone, Fiume, Guttuso, Salietti, Sassu, Labò, Carozzi, Cortina, Consadori, Novello, Bisi, De Grada, Vernizzi, Vellani Marchi, Treccani, Cordova, Locatelli, Moro, Mucchi, Palazzi, Restellini, Simone, Montegani…

La casa milanese di via Montebello, in zona Brera, è sempre aperta agli amici ed amanti dell’arte: nella dispensa c’è sempre qualcosa; in emergenza “Nina” è pronta ad improvvisare, con uova e farina, gustosi piatti di tagliatelle.

Quinto Veneri dedica sulle pagine di “Reggio Democratica” (19 gennaio 1950) un lusinghiero apprezzamento alla pittura del maestro, in particolare ai “Nudi”, che definisce “poesia della carne”, non per trasporto sensuale, bensì per“desiderio di far vibrare tra il candore smorzato dei lini la malia delle membra dorate…per farci sentire una volta di più la prodigiosa bellezza dell’uomo fatto veramente a somiglianza d’Iddio”.


1951

L’ “Angelicum” dei Frati Minori, Cenacolo dei professionisti e artisti, dei figli e amici di San Francesco d’Assisi, telegrafa a Scorticati l’ammissione alla VII Mostra Italiana d’Arte Sacra, programmata per aprile: il merito si deve all’opera “S. Rita da Cascia”. In seguito, parteciperà ad iniziative nate sotto lo stesso segno (“Mostra Nazionale Italiana d’Arte Sacra”) a San Paulo del Brasile nel mese di maggio, in agosto a Rio  de Janeiro, come a parecchie esposizioni a sfondo religioso o benefico. A partire da quest’anno la “Società degli Artisti e Patriottica”, grazie alla quale Scorticati ha affinato la propria tecnica del nudo, frequentando per decenni quasi giornalmente la famosa “sala del nudo”, lo invita a partecipare ad una serie di iniziative, tra le quali si segnala la “Mostra Premio Acquisto di Pittura e Scultura”, che conterà sulla presenza (e vittoria) del pittore a numerose edizioni (dal ’51 al ’97). Oltre alla “Patriottica”, anche la “Famiglia Artistica” e la “Famiglia Meneghina” coinvolgono Scorticati nelle proprie importanti rassegne artistiche.

Quest'ultima lo invita in ottobre alla “Mostra del ritratto contemporaneo”, dove sono esposte anche opere di Donato Frisia, Guido Tallone, tra i tanti amici pittori.


1952

Si inaugura in marzo u
na mostra presso la “Galleria d’Arte Travaglini”: l’una di fronte all’altra, le opere dell’artista e quelle di Gino Gandini, suo compagno alla Gaetano Chierici nonché maestro del naturalismo padano di scuola davoliana. Per Raul Viviani (“Corriere degli artisti”, aprile 1952) Scorticati è “felice evocatore di massicci nudi muliebri”.

Gino Gandini e L. Scorticati allievi di Ottorino Davoli alla Gaetano Chierici, 1932


In autunno, la collettiva di “Nudi” organizzata presso la taverna “ Il Gatto Nero”, nella adiacente e ormai nota “Saletta del disegno” di Via Senato, a Milano, viene bruscamente interrotta dalla polizia, per offesa alla pubblica decenza. Ritrovo storico di artisti ed intellettuali abituati a discutere ivi le loro problematiche estetiche e letterarie, sotto l’egida del critico Spartaco Balestrieri, la saletta si vede ora costretta a interrompere la propria “attività educativa”. Pronta la reazione della stampa, che si schiera contro l’operazione delle forze dell’ordine, a favore degli artisti: “…per la cronaca, si trattava di pudiche composizioni, grandi e piccole, quasi tutte di spalle, di noti o anziani pittori come Meloni, Gabbiani, la contessa Mola, Scorticati, ….” (“Gazzettino Liberale”, 1 novembre 1952). Più avanti il relatore ironizza: ”La Curia di Milano ha stabilito che la “Pietà” di Michelangelo non entri in Duomo, perché il Cristo è nudo…Noi eravamo convinti che a coprire quel nudo bastasse mettere un cartellino sotto con la scritta: Michelangelo.”

Quinto Veneri segnala il pregio del pittore sulle pagine della “Nuova Gazzetta di Reggio” (20 ottobre 1952) in un'approfondita presentazione:”…la tela di Scorticati ha la stessa vivacità cromatica della tela davoliana: in più c’è un maggior controllo e talune volte uno sforzo di colori ancora più vistoso. Tuttavia Lanfranco Scorticati è rimasto un tradizionalista e ciò gli fa onore in quanto la sua opera è espressione di doti sicure, non di fortuita casualità dovuta alla bizzarria dell’estro. Per lui non si può concepire un’opera d’arte esclusivamente fondata sul rapporto tonale: occorre un disegno sicuro…”. Evidente è, tra i soggetti, la predilezione di Scorticati per la figura umana, verso cui lo trasporta “la poesia che traspira dalla nudità della carne…” Gli piacciono pure i volti delle persone in età più diverse “perché parlano un linguaggio ad esprimere il quale Scorticati ha un pennello particolarmente adatto. Non quindi la sola corrispondenza somatica lo interessa, ma l’individualità del soggetto…”.

Partecipa in estate insieme all’amico Nello Leonardi all “Mostra Nazionale di Pittura Estemporanea Premio Golfo di La Spezia” organizzata dall’EPT di La Spezia. Parteciperà in seguito a numerose altre estemporanee.


1953

Partecipa alla mostra organizzata da Spartaco Balestrieri presso la “Galleria Lomanto” di Milano e dedicata a “Il nudo nell’arte”, della quale Leonardo Borgese segnala nel  “Corriere della Sera" la presenza tra i molti noti artisti di: "…Donato Frisia,  Umberto Lilloni, Natalia Mola, Piero Restellini, Lanfranco Scorticati…".


1957

L’opera “Figura femminile” viene selezionata per partecipare alla “XX Biennale Nazionale di Milano”, presso il Palazzo della Permanente: si tratta di un appuntamento prestigioso, che trae origine dalle mostre di Belle Arti dell’Accademia di Brera; a partire dal 1908 acquista carattere di ciclicità biennale ma viene interrotto in epoca fascista, per poi essere ripreso a partire dal

1953 con scadenza costante: 1139 gli artisti in concorso, poi selezionati a 430, provenienti da ogni parte d’Italia. Il premio in palio ammonta a ben 3 milioni di lire.

La “Nuova Gazzetta di Reggio” (15 novembre 1957) dedica al maestro un articolo dai toni entusiastici, firmato da G. Fornaciari, che definisce Scorticati “uno dei più sensibili ma anche più sicuri ritrattisti moderni. La sua modernità rimane però sostanzialmente ancorata ai valori essenziali della tradizione e, forse, in questo equilibrio da lui saputo intelligentemente conservare, fra la sostanza legata alla saggezza antica e la forma agilmente concepita secondo criteri nuovi, è in gran parte il segreto del suo successo.”


1959

I ritratti di Scorticati sono sempre più ricercati: committenze importanti vengono da Bergamo, Milano, Varese, Firenze, Roma, Torino. Un quadro è conservato alla “Permanente” di Milano. Altri alla “Quadreria” della Società Patriottica, alla Camera di Commercio di Milano e in molte Banche. Fuori dai confini nazionali, opere di sua paternità si trovano in tanti paesi europei e non. Nel ’79 gli vengono commissionati diversi ritratti a New York e Montreal, del cui soggiorno restano efficaci schizzi e dipinti (tra i quali uno sulle “Torri Gemelle”).

Il “Centro Artistico San Babila” di Milano, lo coinvolge in questi anni in numerose iniziative tra cui si segnala, in occasione delle festività natalizie il “Natale degli Artisti”, che recupera una tradizione nata subito dopo la guerra e poi affievolitasi. Tra gli artisti invitati, provenienti da tutte le regioni d’Italia, figura, di fianco al suo nome, quello di Sassu. Il ricavato viene devoluto in beneficenza.


1960

Partecipa per ben due volte, tra 1958 e ’60,  al “Concorso Nazionale di Pittura Premio Ramazzotti”, rispettivamente alla “Permanente” e al “Centro Artistico San Babila” in Milano. In quest’ultima edizione, la VII°, esegue ritratti di Nives Zegna (ex Miss Italia) e delle presentatrici  Enza Sampò e Milena Zini.


Milano 1960: L.Scorticati al “Premio Ramazzotti”. Sono riconoscibili i pittori Treccani, Malesci, Bianchi, Sassu)

1962

A partire dagli anni ’60  allestisce una seconda casa a Reggio Emilia, che gli ha dato i natali e non lo ha mai dimenticato: si tratta di una mansarda in via Emilia S. Pietro, dove accoglie gli amici di un tempo. Frequenti da lì le escursioni sull’Appennino, dove si rifugia a dipingere.

La Galleria d’Arte “Cairola”, in via Della Spiga a Milano, gli dedica a fine ‘62 una mostra presentata da Leonardo Borgese ed annunciata “con vivo compiacimento” dalla “Gazzetta di Reggio” (26 ottobre 1962) nonché più volte visitata da Carlo Carrà, estimatore del pittore. Il critico del “Corriere della Sera” tenne a battesimo, nei primi anni quaranta, l’esordio milanese dell’artista e ne fu tra i più calorosi sostenitori. Il saggio introduttivo, da questi firmato, porta un titolo provocatorio: “I bravi pittori lavorano per un mondo futuro”, la cui allusività si chiarisce alla luce di quanto segue: ”…Conosco da un pezzo il pittore Lanfranco Scorticati, e  mi dispiace però di averlo ricordato di rado. Ma la colpa è anche un po’ sua. Della sua modestia e umiltà, della sua riservatezza e timidezza quasi morbosa. A fargli una lode si confonde come un bambino. E per farlo esporre ci vogliono gli argani……. Qualsiasi imbecille oggi si crede molto intelligente  acquistando , magari in riproduzione, la pittura dei cubisti, dei futuristi, degli astrattisti, e più compra il vuoto, il superficiale, il bidimensionale, il nulla, più gli sembra di diventare ricco e di essere nutrito bene. Viceversa la povertà e l’anemia delle teste sono oggi paurose. Intieri popoli già civili soffrono di cretinismo e non capiscono nulla di pittura. Per chi lavorano dunque certi bravi pittori, fra i quali Lanfranco Scorticati? Per la gente del futuro, che sarà meglio di oggi, che si curerà, che dovrà curarsi, che guarirà, che tornerà -per forza, per amore- alla natura e all’arte naturale: altrimenti morirà, finirà male il mondo tutto…. Intanto riguardiamo però i quadri di Scorticati, sicuri davvero che fra cinquanta e cento anni la gente li guarderà e capirà. Dipingendo e disegnando non è affatto timido: anzi ha spesso un fare largo, sintetico, ardito e talvolta persino espressionistico. Ha un colore assai caldo e fluido, rapido ma non disattento, sempre a posto nell’aria giusta, sia che costruisca vedute di città e campagne, sia che modelli di femmine e di bambini. Ha buona scuola e buon mestiere ed è lo stesso un istintivo, è uno che vive le cose con entusiasmo e speranza, senza tormentarle per troppo chiedere e volere. Così, i suoi lavori, mostrano sempre la qualità di essere naturali: e oggi, nel mondo di oggi tanto nemico del naturale, credo che non sia piccolo merito…”.

Interessante è l’esito di un’intervista radiofonica rilasciata dal pittore a “Cronache del Mattino” (andata in onda il 9 novembre 1962) che quasi si configura quale manifesto di poetica: ivi Scorticati, ad apposita domanda del cronista, risponde: “ con la mia pittura, io non vado cercando il vero, ma il sentimento del vero, che per me è nell’arte la cosa più importante. Non voglio essere un obbiettivo fotografico; cerco, nella mia pittura, di dare un senso poetico a ciò che rappresento… dipingo dal vero: sono uno dei pochi pittori che, ancora oggi, si piazzano all’angolo di una strada col cavalletto e buttano giù le loro impressioni… non si deve dipingere il mare di Venezia come se fosse quello di Genova; o l’aria di Rotterdam come quella di Milano. Il desiderio di essere personali con la propria pittura non deve far dimenticare che anche il soggetto ha la sua personalità…La figura mi interessa ancor più del paesaggio; e mi interessa molto anche il ritratto. Un buon ritratto, per me, lo si ha quando si raggiunge l’equilibrio fra il sentimento del pittore e il carattere del soggetto”. Lirico realismo, dunque, che viene rimarcato da Mario Monteverdi sul “Corriere Lombardo” (13 novembre 1962): ”l’arte è intesa come fedeltà all’aspetto delle cose, come modesta ambizione di coglierne una poesia alla portata di tutti”. Una pudica semplicità che è tratto distintivo dell’uomo, oltre che dell’artista: “Lanfranco Scorticati, un validissimo ritrattista il quale, quanto più gli altri smaniano a mettersi in vista, da tutta la vita opera e lavora a nascondersi…” (in “Cimento”, 31 dicembre 1962).

In luglio, quale rappresentante della Regione Emilia e Romagna, viene invitato dall'Ente Mostre del Comune di Marsala alla "1° Estemporanea Nazionale -Aspetti di vita Marsalese-" nonché alla "2° Mostra Nazionale Premio Marsala". E' la prima di una lunga serie di partecipazioni che dureranno per oltre un ventennio.


1963

Viene inaugurata, alla presenza delle autorità cittadine e di un folto gruppo di appassionati ed esponenti del mondo artistico locale, una personale nella “Sala Magna” del palazzo del Capitano del Popolo di Reggio Emilia, sede dell’Ente Provinciale per il Turismo: in tutto una cinquantina di opere esposte, tra oli e pastelli. La “Gazzetta di Reggio” (5 maggio 1963) sottolinea come “il ritorno alla sua città di origine del noto artista è stato salutato con il più vivo consenso… si tratta di un eccezionale evento artistico…”. “I ritratti di Scorticati -nota “L’Avvenire” (14 maggio 1963)- possiedono in modo encomiabile la rassomiglianza che balza subito all’occhio con chiara evidenza. Senza perdersi in ricerche di scuola, Scorticati profonde nelle sue opere un modo tutto personale che non soltanto piace ma ha in sé intimo valore: frutto di spontaneità e lealtà che comunica con immediatezza all’animo del pubblico”.

Il Resto del Carlino” (10 maggio) individua nell’uso del “colore” la caratteristica di maggior pregio dei quadri esposti: “Il colore è infatti una delle caratteristiche cui forse Scorticati tiene maggiormente e per il quale dimostra una notevole sensibilità. E in certi oli come “Mare agitato a Genova”, “Porto a Rotterdam” che hanno un piglio veloce, un respiro abbastanza ampio, veramente raggiunge una buona resa dell’atmosfera, un senso un poco impressionistico della luce e dell’ora…”.

Spontaneità ma non improvvisazione”: così l’arte di Scorticati è fotografata da “La Gazzetta di Reggio” (16 maggio) che prosegue:” In certi quadri come le due belle “Maternità” si sente il ritmo compositivo che fa pensare quasi ai maestri migliori del Rinascimento, mentre vi è il senso vivo del colore proprio delle più moderne scuole d’avanguardia…”. Mario Monteverdi (“Artisti Italiani Contemporanei”, Casa Editrice “La Ginestra”, Firenze 1963) rimarca in lui l’ammirevole componente umana: “..Figurativo, si affida al colore con generoso abbandono, riportandosi a un postimpressionismo di gustosa e viva fattura, con un fare agile, spigliato, semplice. Lontano dalla problematica attuale della pittura, egli si tiene in un suo mondo appartato…Modesto e gentile, egli si accontenta di perseguire un suo linguaggio, che non ha pretese di rinnovamenti né di caratterizzazioni particolari…”.

Circa nello stesso periodo, l’opera  “La Cattedrale di Reims” viene ammessa alla VI Mostra Biennale Italiana d’Arte Sacra per la Casa, allestita dall’associazione “Angelicum”.

Partecipa con due opere, “Pescatori sul Po” e “Ponte di Chiatte sul Po”alla Mostra Nazionale di Pittura intitolata “Il Nostro Po”, allestita a novembre presso il ”Palazzo del Turismo” di Milano. Tra i reggiani figurano anche Gino Gandini e Nello Leonardi, la cui presenza rimarca la speciale predilezione della “scuola reggiana” per le suggestioni di questo soggetto.


1965

Non per la prima volta né per l’ultima il suo nome figura nell’elenco di artisti presenti alla “Permanente” (alias “Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente”, a Milano): cronista dell’evento, sulle pagine de “Il Corriere della Sera” (5 marzo 1966) è Leonardo Borgese. Parteciperà  alle varie manifestazioni nazionali e internazionali della “Permanente”, di cui è socio, dal 1957 al ’90.


1966

Mostre personali (una decina, dal ’51 al ’97) gli dedica, ancora, la “Società Artisti  e Patriottica”, alla quale il maestro è iscritto (vince in 2 occasioni, nel ’64 e nel ’75, il rinomato “Premio Acquisto”, cui partecipa annualmente). Un’ulteriore personale gli dedica la “Associazione Allievi ed Ex Allievi “Istituto Solferino”, di Milano: ivi, tra le opere esposte, si segnalano due “Maternità”, parecchie “vedute” di Parigi, dove Scorticati ha vissuto, ed altrettante di Venezia, meta di  viaggi, nonché oggetto di ricordi (vi ha trascorso la luna di miele, accompagnata da una visita all’amico e maestro Ottorino Davoli).


1967

Gli viene commissionato dall’omonima casa vinicola un ritratto di Carlo Gancia , che  esegue  a olio da una foto e viene utilizzato a lungo per la pubblicità della casa. Il settimanale “Epoca” (8 ottobre 1967) lo pubblica accompagnato da un messaggio promozionale.

Ritratto di Carlo Gancia, 1967


A novembre la Galleria “Michelangelo” di Firenze ospita una sua personale al cui proposito Vittorio D’Aste osserva come” ben figura Lanfranco Scorticati, a cui la suasiva scioltezza del segno e il bel registrato cromatismo consente di eccellere fra numerosi emuli che vogliono impedirgli di primeggiare…Dove scopre meglio se stesso con la nota più alta del pennello, sono le “Maternità”, dove il caldo sangue che spiccia dal seno odora la gioia della donna che allatta il frutto del grembo; e nei “Nudi”, tenuti fra il casto e l’appetitoso, che destano in chi mira la voce del sangue. Anche i “Ritratti” hanno eloquenza di forma e di respiro, partecipando dell’emozione la quale spira dal pittore”.


1968

Nel magnifico salone situato al primo piano del “Museo della Scienza e della Tecnica” di Milano, ripartito in tanti spazi quanti sono gli espositori, si inaugura a novembre, con la presenza di numerose autorità, la seconda mostra del “Gruppo 20” (che sarà replicata annualmente nella stessa sede fino al 1975 e non solo a Milano): ogni artista ha la possibilità di partecipare con almeno sei lavori, dando vita, all’interno della collettiva, ad una propria piccola “personale”. Scorticati, nota Maria Sirtori Bolis in “Nuovo Corriere degli Artisti”(ott.- nov.- dic.- 1968) “formidabile disegnatore”, vi presenta “alcune tele di “Nudi” di ottima composizione, come la donna nella tinozza, perfetta di forme e armoniosa nei movimenti, oltre ad alcuni riusciti paesaggi…”. Precedentemente la mostra era stata presentata in giugno al “Palazzo dell'Arte” di Cremona.

In maggio viene invitato al “Concorso Internazionale 1968 -La donna nella Pittura-”, che si svolge alla “Permanente”, con due olii “Dopo il bagno” e “Donna allo specchio”. Con quest'ultima entra nella prima rosa dei selezionati.


1969

A gennaio con le sue opere è di nuovo alla “Artisti e Patriottica”, in una personale che, come confessò ad un giornalista “mi ha dato molte soddisfazioni”. In dicembre espone alla Galleria “Il Voltone” di Reggio Emilia una serie di oli, tempere, incisioni definite da “Il Resto del Carlino” (12 dicembre 1969) “di ottima fattura”, tanto che “c’è da augurarsi che Scorticati ritorni spesso alla sua città che ha bisogno di conoscere meglio i suoi migliori artisti”. In un’intervista rilasciata alla rivista “Alba” (16 febbraio 1969) Scorticati prende posizione riguardo all’arte contemporanea: ”Dell’arte moderna ci sono cose che apprezzo moltissimo, altre che mi sconcertano. Apprezzo quello che è fatto con serietà, con la partecipazione dell’animo del pittore. Non apprezzo le stramberie di artisti che vengono fuori di punto in bianco e poi spariscono.” Alla domanda, se saprebbe rinunciare alla pittura, Scorticati ribatte senza esitazione:”No, ho avuto questa passione fino da bambino, è come una malattia. Ho il solaio pieno di quadri, perché è difficile che io distrugga una mia opera. Se non sono perfettamente convinto di quello che ho fatto, lascio nascosto il quadro per un po’ e poi lo riprendo in mano e vedo con chiarezza quello che non va. Altre volte sono insoddisfatto di un quadro che poi mi sembra bello…”.

Francesco Fiorenzola, in “L’Elleboro”(ottobre 1969) elogia i nudi femminili di Scorticati, dove “osserviamo la spontanea fusione fra il calore espressivo della sensualità e il sottofondo discreto della psicologia”. Ma quello che appassiona maggiormente l’artista è il ritratto, per la possibilità offerta di “cogliere il carattere delle persone e vedere, attraverso il ritratto, dentro le persone” (secondo il testo della già citata intervista). Poco più avanti, amara è la constatazione che “la moda del ritratto è un po’ passata, soprattutto perché le persone non hanno la pazienza di posare. Per esempio, nessuno viene più a posare nello studio dei pittori, sono i pittori che devono andare in casa delle persone, cercando di strapparle, per una mezz’ora, ai loro impegni. La gente non ha più tempo…”. Eppure la critica si ostina ad incensarli questi ritratti ormai “fuori moda”, nelle parole di Maria Sirtori Bolis (“Convivio Letterario”, febbraio 1969): ”…siamo rimasti colpiti dal segno netto delle sue figure, più incise che calligrafiche e dove il colore e le prospettive assolvono ai compiti loro assegnati con leale rispetto della realtà…”.


1970

A Roma riceve il “Campidoglio d’Oro”.

Il “Gruppo 20” (19 pittori e uno scultore) costituitosi 4 anni prima tra artisti milanesi (eccezion fatta per Scorticati, di Reggio) allo scopo di perseguire un unico intento espressivo, migra a Reggio Emilia, dove l’EPT gli dedica un’iniziativa di successo.


1971

Nella nuova esposizione del “Gruppo 20” tenutasi al “Museo della Scienza e della Tecnica” di Milano, il mensile “Arte Rama” (numero di febbraio) individua “una linea d’impronta impressionista, coloristica, tonale inequivocabilmente lombarda…”. L’anno successivo, nella medesima occasione ribadisce questa tesi:”…l’unità tematica a fondo decisamente affettivo che si individua è nella conduzione del paesaggio urbano milanese, del paesaggio della campagna lombarda…” (numero di gennaio, 1972.)


1972

Assieme a pittori del calibro di Funi, De Grada, Brindisi, Bisi e Sassu, Scorticati presta alcune opere alla mostra pedagogica “Incontro del fanciullo con la pittura”, organizzata a febbraio dalla scuola elementare di Vimercate allo scopo di avvicinare i giovanissimi all’arte: più di 3000 i piccoli visitatori.

Si tiene alla Galleria “ Baguttino” di Milano, una personale presentata da Leonardo Borgese, al cui giudizio critico Scorticati in più occasioni rinnova fiducia: “…sono molto grato ai critici, accetto il loro giudizio, buono o cattivo che sia. Il critico Leonardo Borgese, per esempio, è venuto più volte a casa mia, mi conosce bene, e spesso ha scritto la presentazione delle mie opere” (in “Alba”, febbraio 1969). “Il Giorno” definisce l’evento ”una rassegna giudicata tra le più belle, un avvenimento di alto livello artistico” (25 ottobre 1972).


1973

In aprile partecipa con cinque opere alla “Mostra dei Pittori reggiani contemporanei: Scuola di Ottorino Davoli” organizzata dall’Ente Provinciale per il Turismo in collaborazione con la Federazione Nazionale Artisti, all’interno del Palazzo del Capitano del Popolo di Reggio Emilia. Si tratta di un omaggio della città all’inestimabile eredità artistica lasciata da un pittore che, secondo le parole di G. Degani “seppe recuperare a Reggio la lezione di Antonio Fontanesi…ebbe, come il maestro, una visione vasta ed insieme intima della campagna emiliana, la lucida mestizia nei momenti del trapasso dall’inverno alla primavera. Ritrova quell’infinito nel finito che fu l’ideale artistico di Fontanesi”. Ideale che da Davoli trapassa in Scorticati, come dimostrano i paesaggi esposti, “Neve a Clusone” e “Pietra di Bismantova.


1974

Al “Gruppo 20” di cui fa parte, viene conferito dal Comune di Milano l’“Ambrogino d’Oro”  per l’attività espositiva.


In marzo è la volta della collettiva “Ritratto di Reggio”, presso la Galleria d’Arte “Città di Reggio”che si propone di rappresentare una prima mappa documentata dell’arte figurativa reggiana. Carlo Pellacani, nell’introduzione al catalogo, sottolinea come “oggi più che mai gli artisti delle più disparate tendenze sentono l’esigenza di ritrovare nella storia degli uomini, nello scontro degli uomini contro le potenze negative della storia, la ragione fondamentale della loro azione creativa”. Scorticati presenzia con “Via Porta Brennone”.

Sempre Pellacani, nell’introduzione al catalogo della personale che la Galleria d’Arte “Città di Reggio” gli dedica poco tempo dopo, contestualizza la pittura di Scorticati all’interno di quella “scuola reggiana che trovò la sua massima espressione in Antonio Fontanesi ed i suoi epigoni in Davoli e Manicardi”. Più avanti, non esita a definire il maestro un impressionista: “lo è là dove la sua pennellata è rapida, volante, e lascia ovunque brevi note di colore puro: carminio, verde smeraldo, blu di cobalto, giallo”. Non impressionista soltanto, anche romantico: “nel suo operare sembra aver sempre presente la poetica dello Sturm und Drang. Nei suoi paesaggi montani, infatti, i paesaggi boschivi si inerpicano, s’impennano, salgono rapidi verso le vette splendenti di neve e di sole…l’immagine dell’artista reggiano è volutamente fragile, diafana, lacerata e mossa dal vento, fatta di brevi note pittoriche, di una vivacità totalmente forte ma subito interrotta. La luce costituisce l’elemento determinante nella sua composizione pittorica…l’aspetto più appariscente della poetica romantica di Scorticati si ha nei paesaggi ove, al calar delle tenebre, le nature sembrano doversi sbriciolare, dissolvere in un caos pieno d’animazione…”. Infine, una nota particolare viene apposta sui “Ritratti”: “qui l’artista appare pervicacemente attento al segno-forma-colore e mantiene il suo periodare entro schemi di largo respiro e valida efficacia, con quella ampiezza compositiva che troviamo nelle nature morte e nei paesaggi”. Rigida selezione opera sulle tecniche compositive: “la predilezione, come mezzo, va al pastello di cera, di china, alla seppia, a ciò che non dà possibilità di ritocco, di un’esitazione, di un errore…”. Ne emerge una figura umana ed artistica di grande caparbietà, da non fraintendere, perché è “caparbietà nel non considerarsi, nonostante l’età e le esperienze maturate, arrivato, nel lavorare con fede ed impegno costante, nell’amare allo spasimo la ricerca di un risultato e la propria capacità di essere artista”.

Anche “L’Unità” (14 novembre 1974) insiste a riguardo, sottolineando come egli non abbia perduto “
nulla di quel candore, dell’amore per la sua terra, e ce lo sussurra in un’interpretazione intimistica, rotta qua e là da una vena squisitamente romantica…Scorticati non si stanca mai di scrutare il viso delle nostre montagne, di coglierne i tratti più significativi, di svelarne i segreti più profondi, di captarne le più intime confidenze…”.

Interessanti le valutazioni di “Cronache di Reggio” (15 novembre 1974) dove il suo attaccamento cieco alla figurazione, al di là di ogni tendenza, viene legittimato come precisa e libera presa di posizione: ”…perché un pittore dovrebbe inserirsi in una scatola che non sente, ancorché di grande prestigio? Lanfranco Scorticati è fra questi, e paga la sua coerenza, il suo volontario rifiuto a sperimentazioni che avrebbero alterato fino a stravolgere la sua personalità, con una presenza umile e per nulla aggressiva, ripagata peraltro dal consenso di chi continua ad avere fede nella figurazione, nella tecnica secolare del pennello, nella tipologia umana come imprevedibile spunto creativo…”.

In questo frangente viene esposto anche il ritratto della soprano Maria Pia Tassinari nelle vesti di Mimì, ese
guito a Roma nel ’41.

Ritratto della soprano Maria Pia Tassinari nelle vesti di Mimì, Roma ottobre 1941


Un suo “Nudo” viene premiato in occasione del prestigioso Premio Internazionale di Pittura “San Barnaba” (Premio Acquisto e targa Fiat-OM) indetto a fine ottobre, ed esposto assieme alle opere degli autori selezionati presso la Galleria “San Barnaba” di Milano. Con la medesima galleria Scorticati intrattiene una lunga e fruttuosa collaborazione negli anni. Risulta premiato al “Premio San Barnaba” anche nel ’73 (menzione d’onore) e ’75 (Premio “Ministero del Turismo e dello Spettacolo”).


1975

E’ ancora la Galleria “Città di Reggio” che rinnova l’invito, a fine anno,  per un ”secondo appuntamento con i pittori reggiani”, nella fattispecie Lanfranco Scorticati, Vittorio Cavicchioni, Gino Gandini, Nello Leonardi e Giannino Tamagnini, nella convinzione che “la vicenda pittorica reggiana è tutt’altro che spenta” (Carla Marzi, nell’introduzione al catalogo).


Umberto Veronesi, presidente della “Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori” ringrazia per iscritto il pittore di aver aderito all’iniziativa benefica dell’ente mediante la donazione di un’opera che viene esposta nella Sala della Balla del Castello Sforzesco di Milano.


1976

Presso l’”Astoria Club” di Reggio Emilia, a febbraio, viene premiato con l’ “Oscar per il successo nell’Arte”: assieme a lui, anche Gino Gandini, Remo Tamagnini, Graziano Pompili.


In marzo è la volta della collettiva “Ritratto di Reggio”, presso la Galleria d’Arte “Città di Reggio”


Sempre a marzo Leonardo Borgese presenta Scorticati, in una personale tenutasi presso la Galleria “San Barnaba” di Milano. Lusinghiero  il giudizio di Raffaele De Grada, in “7 Giorni” (14 aprile 1976): “Sembra di tornare alla pittura degli anni venti, a vedere la buona mostra che Lanfranco Scorticati espone alla Galleria S. Barnaba. Si ritorna alle fonti della pittura figurativa, dove il giudizio è sereno ed è in rapporto alla capacità emotiva e alla tecnica raggiunta per esprimerla dalla natura stessa, una natura di figure, specialmente. Leonardo Borgese, nel presentare Scorticati in catalogo, dice che i pittori come lui dipingono per il futuro, perché il mondo d’oggi non è più capace di apprezzarli. E non ha torto. Chi guarda più con naturalezza le cose, chi s’interessa più di una madre col bambino, di un rapporto umano così semplice?…E semplice, semplicissimo è Scorticati. Non dipinge a masse, per sintesi, e non usa alcun artificio del colore. Semmai qualche volta usa la spatola, per imprimere più larghezza alle sue vedute. Ma la sua è la caratteristica pennellata di chi vuol dare un movimento controllato alla figurazione.”

Alla naturale semplicità di una poetica del quotidiano fa riferimento anche la valutazione di Maria Sirtori Bolis (“Convivio Letterario” aprile-maggio 1976): pittura spontanea e sapiente, quella del Nostro che, aliena dall’accettazione di mode si attiene al naturale come fonte inesauribile d’ispirazione…Ogni suo lavoro è un gesto d’amore che egli generosamente e a piene mani offre alla contemplazione…”.

Infine, Mario Monteverdi, sulle pagine di “Artisti in Vetrina”, volume edito da “Selearte Moderna” (Mi) nel 1976: “Lanfranco Scorticati è pittore talmente riservato che, in occasione di una sua recente mostra personale, quale presentazione è andato a ripescare quella che Leonardo Borgese gli aveva dedicato nell’ormai lontano 1962, lamentando peraltro sin d’allora che l’artista, già in quel tempo cinquantenne, avesse cercato di sottrarsi più che di farsi conoscere: un caso davvero singolare, per non dire unico, in un’epoca in cui molti sopperiscono alla carenza delle qualità professionali con un’ impudente scalata pubblicitaria. Scorticati, per contro, possiede tutte le migliori qualità professionali e rifugge dalla pubblicità. Possiede, anche, un suo mondo poetico e lo coltiva con un amore e un’umanità che non trovano riscontri se non raramente, al giorno d’oggi…”.


1978

Viene terminato dall’ artista il restauro del “Vespino” (8,15x1,18 m), copia de “L’Ultima Cena” leonardesca, che già allora stava deteriorandosi, commissionata dal Cardinal Federico Borromeo tra 1612 e
1616 ed eseguita da Andrea Bianchi (detto “Vespino”) poi conservata presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano. L'inaugurazione è tenuta dall'Arcivescovo di Milano card. Colombo il 26 giugno.

Inaugurazione della copia dell’Ultima Cena leonardesca del Vespino, 26 giu 78


Nel periodo successivo restaura pure un centinaio di dipinti antichi (tra i quali alcuni Goya, Ribera, Velasquez, Zurbaran) per la “Fondazione Pellizza di Chiari” (Brescia).

Oggi, che della pittura si parla in genere con tanta leggerezza, fa tanto bene amare pittori veri che vivono coscientemente la loro professione…”: questo il giudizio di Clara Mariani (“Lo Zeffiro”, lug-ago 1978) sul Nostro. Più avanti si legge:…”questo artista, così semplice nell’animo e pulito nell’aspetto, possiede ricchezze non comuni che lo diversificano da molti altri colleghi, altrettanto vicini all’arte… con Lanfranco Scorticati si possono trascorrere innumerevoli ore parlando della sua pittura, ma non certo per sentire, attraverso le sue parole, lodi d’autocritica, bensì spiegazioni, dettagli minuziosi ed importantissimi rivolti alle tele commentate insieme…”.


In maggio gli viene conferito, all’Hotel Michelangelo di Milano, l’” Oscar per il Successo in omaggio all’Arte e alla Moda”.


1979

La Galleria “Città di Reggio” gli dedica una nuova personale a marzo.


1980

Nascono nuovi movimentati soggetti per le sue opere: il primo nipotino Marco, seguito da Davide nel 1982.


1981

E’ ancora la Galleria D’Arte “Città di Reggio” a rinnovargli l’invito per il “tradizionale incontro con cinque pittori reggiani”, nella fattispecie, Vittorio Cavicchioni, Gino Gandini, Nello Leonardi, Lanfranco Scorticati, Remo Tamagnini (l’iniziativa ripropone quella del ’75; verrà replicata l’anno successivo).


1982

Per la commemorazione del centenario della morte di Giuseppe Garibaldi grande è il fervore di iniziative su scala nazionale. Scorticati viene invitato ad esporre un’opera tematica sia alla “Mostra del Centenario” organizzata a Palazzo “Barberini” di Roma, sia alla mostra di Marsala “Garibaldi e l’Unità d’Italia”, che vede la partecipazione di oltre 40 artisti. Non ultimo, partecipa all’annuale edizione del “20° Premio Città di Marsala”, dedicato per l’occasione a “Garibaldi, i Mille e i Picciotti per l’Unità d’Italia” proprio con la presentazione di un “Garibaldino” (ispirato al  ritratto del ’35) presto celebrato per l’icastico realismo della figurazione: si tratta del “busto di un uomo in camicia rossa con l’occhio sinistro spento; è il ritratto non immaginario di un volontario che subì la menomazione durante la spedizione di Garibaldi in Sicilia” (“Giornale di Sicilia”, 23 novembre 1982). L’opera confluisce nella Pinacoteca Comunale di Marsala, a Palazzo Fici. Altre opere di Scorticati sono conservate nella Civica Galleria di Arte Contemporanea della città, dove all'epoca erano già conservate oltre 400 opere di artisti tra i quali Brindisi, Cascella, Cassinari, Dalla Zorza, Fiume, Funi, Guidi, Migneco, Sassu…


1983

Di nuovo viene invitato a partecipare al “Premio di Pittura Estemporanea Nazionale Città di Marsala”, che dal 1962 al 1984 conta sulla sua partecipazione pressoché costante: per lui si tratta anche di un’occasione per rivedere gli amici pittori.

Nel catalogo della mostra Raffaele De Grada ricorda: “…l'Ente Mostre di Marsala, patrocinato da quel Comune, invitava un certo numero di artisti, li ospitava, li faceva innamorare di questo bellissimo paese, li faceva vivere per qualche giorno in questi lidi. Gli artisti erano portati spontaneamente a disegnare, a dipingere. Uno o due loro quadri veniva acquistato dall'Ente Mostre che, ascoltando la nostra predicazione (quasi sempre inascoltata) li collocava in una bella villa di Marsala che così è diventata un Museo, uno dei pochi musei d'arte contemporanea, dimostrativo di ciò che è avvenuto in Italia negli ultimi anni...”; sempre nella stessa presentazione il critico scrive: “…forse uno dei pittori che ha più adattato il proprio sistema di segni, la propria autonomia linguistica al motivo marsalese è stato quel consumato viaggiatore della pittura, quel vedutista disponibile alle emozioni paesistiche che è la nostra vecchia conoscenza Lanfranco Scorticati, un libero battitore del paesaggio”.


A dicembre L’Ente Provinciale Turismo di Reggio Emilia, presso la “Sala del Capitano del Popolo”, gli dedica un’importante retrospettiva, composta di una cinquantina di lavori (dal ’34 all'83), che trae spunto, secondo le parole di Stefano Del Bue dal fatto che “questa rassegna fa rivivere una scuola, quella di Davoli, celebre ed amata, ed una storia, quella di Scorticati, dai lineamenti coloristici, incisivi e ancora attuali, dalle derivazioni padane che donano alla figura e al paesaggio una plasticità peculiare, esprimendo, le tele, la sintesi della sensibilità umana della nostra terra.”  Testimonianza dello stretto rapporto col maestro Davoli è data dalla presenza in mostra di due “Studi Accademici” del ’34 che portano, oltre alla firma di Scorticati, anche il visto autografo dello stesso Davoli.

Inaugurazione della Mostra retrospettiva organizzata dall’EPT Reggio E. dic. 1983 


Raffaele De Grada, autore assieme a Giuliano Soliani dell’introduzione critica al catalogo curato da Nino Squarza, in quell’occasione definisce Scorticati “un pittore di mestiere accurato, che dipinge con facilità ma non a macchina, in modo ripetitivo…Ricordavamo di Scorticati, nell’immediato dopoguerra, delicate figure di donna che si pettinavano, si specchiavano, dipinte con una materia pulita, luminosa, senza quei grumi di colore che usavano allora…. Più tardi, intorno al 1960, la pittura di Scorticati, specialmente nel paesaggio, si irrobustisce, prende toni più metallici, ottenendo un notevole rilievo plastico in buone composizioni di architetture veneziane e in forti paesaggi appenninici…”. Il riconoscimento di questo genere di pittura è però oscurato da “mode” di segno opposto: “certo la pittura di Scorticati, che non è tutta allo stesso livello, suggerisce una ammirazione che non è tutta a suo favore. La critica d’oggi infatti, sollecitata dalle spruzzature violente dell’informale astratto espressionista non può apprezzare come dovrebbe questa amorosa, ma così semplice, serie di nudi e di ritratti, questi paesaggi che ci riportano ad un momento lirico della contemplazione…Io sono convinto che quando le tendenze moderne saranno definitivamente storicizzate, ci si accorgerà che pittori come Scorticati hanno ben meritato nel vasto, e felice campo di quell’arte “dello sguardo” nella quale Scorticati ha posto insigne e ormai definitivamente maturo”.

   

Soliani attribuisce invece a Scorticati la capacità di produrre modelli la cui caratteristica “è improntata alla fisicità, alla corposità della forma che vuole vivere, e del segno che la vuol far vivere..” Irrinunciabile il riferimento all’adorato maestro, Ottorino Davoli:” come Ottorino Davoli, anche Scorticati è uomo del naturalismo padano, con la sua tela ricca di emozionate impressioni, con uno sguardo che riattinge alle identiche materie cromatiche del maestro, con i colori dei suoi ritratti, meno deflagranti perché ulteriormente filtrati dall’esperienza francese, ma ispirati alle stesse fonti cinquecentesche e seicentesche, insomma con quei colori le cui paste, le cui miscele, scaturiscono da sorgenti cromatiche palpitanti di carne e di sangue”. Un’arte, per definizione e volontaria presa di posizione, “antimoderna”:”E’ sorprendente notare come l’itinerario di Scorticati non subisca, nel suo lungo cammino, alcuna influenza delle grandi correnti novecentiste che hanno attraversato la storia dell’arte italiana…”

Anche Giuseppe Berti, in un articolo comparso su “L’Unità” (11 dicembre) rimarca la presenza nell’artista dell’eredità davoliana: ”Scorticati guarda alla lezione di Davoli maturo che schiarisce la tavolozza dai nerofumi della scapigliatura tardoromantica milanese e rassoda in senso plastico i valori delle figure”.

Un omaggio unanime da parte delle autorità e della cittadinanza, di esperti ed appassionati d’arte, quello della mostra all’EPT.


1984

A luglio, durante uno dei numerosi viaggi a Marsala, in occasione dell’abituale “Estemporanea Nazionale di Pittura, 21° Rassegna, Premio Nazionale di Pittura Città di Marsala” viene colpito da un ictus. Dignitosamente silenzioso nel sopportare una menomazione che è del corpo ma anche dell’anima, perché compromette l’uso della mano, cioè la possibilità di “vivere” nell’arte, che è per Scorticati l’unica condizione della vita, egli tutti i giorni, per un anno, si sforza di ricomporre sul foglio la propria firma. L’anno successivo riprenderà anche a dipingere, ma non con la rigorosa strutturazione esecutiva del passato: ora in maniera più svincolata ed anarchica,  come dimostrano i numerosi “Fiori”, “Paesaggi” e anche “Figure. Diminuiranno invece le sue partecipazioni a mostre e concorsi.


1990

In febbraio è presente a “Arte in Permanente” a Milano con due dipinti ad olio.

In settembre, durante un soggiorno estivo con “Nina” sull'Appennino Reggiano a Casina, dove esegue numerosi quadri, partecipa alla “Mostra collettiva dei pittori reggiani” organizzata dal Comune di Albinea.


L.Scorticati con i nipotini Davide e Marco davanti ai suoi dipinti esposti alla Permanente, Milano 1990


1991

Il 1° aprile, giorno di Pasquetta, durante una gita in auto nel Vaiont con amici, la moglie “Nina” fa arrestare l’auto in una splendida vallata per raccogliere fiori e fare foto; il cuore all’improvviso cede. A nulla valgono i soccorsi: muore tra le braccia del marito. Questo episodio segna indelebilmente gli ultimi anni di vita: solo l’interesse per l’arte lo riscatta. Il resto non ha valore: avare diventano le parole, riservate al figlio e ai pochi amici che lo visitano. Dopo la scomparsa di “Nina”, pur mantenendo lo studio in via Montebello, che continua saltuariamente a frequentare, si trasferisce presso la famiglia del figlio Fiorenzo: a fargli compagnia, oltre all’affetto dei famigliari, del figlio, dei nipotini Marco e Davide, della nuora Elisa, sono libri, vecchie foto, la sua raccolta di grafica, l’ascolto della musica (possiede una collezione di violini che non si stanca di contemplare) e, di nuovo, i quadri, che amorosamente chiama “i miei bambini”. Nel nuovo studio allestito nella sua stanza continua a dipingere; seguendo la famiglia nei vari spostamenti, esegue nuovi paesaggi dal vero, alcuni dei quali vengono esposti, in quegli anni, nelle mostre della Società Artisti e Patriottica.


1996

In aprile, il giorno previsto per l’inaugurazione di una “Mostra Collettiva di Pittori Reggiani”, alla Galleria “S. Isaia” di Bologna, dove espone assieme a Carlo Bazzani e Giannino Tamagnini (figurano anche opere di Davoli) viene colpito da un secondo ictus, che lo immobilizza su una carrozzella. Spesso, a causa della malattia, crede di trovarsi ancora a Villa Rivalta, dove è nato ed ha vissuto gli anni della fanciullezza: dietro la porta si aspetta di trovare gli amici di un tempo, pronti ad accompagnarlo a fare il bagno o dipingere.


1997

Una personale gli dedica ad aprile la famiglia d’arte di sempre, la “Società Artisti e Patriottica” (che dal 1992 lo ha inserito, quale Socio vitalizio, nell'“Albo Speciale degli Artisti”): fondata nel 1776 con l’appoggio del governo lombardo di Maria Teresa d’Austria, passata attraverso l’illuminismo prima, poi il romanticismo, la Società “Patriottica” si fonde circa un secolo dopo con la “ Società degli Artisti”, divenendo importante punto di riferimento per gli artisti lombardi.


1999

Muore a Milano, il 31 gennaio, di domenica, stroncato dall’ennesimo ictus. Viene tumulato accanto all’adorata moglie, nel paese d’origine di lei, a Palse di Porcia (Pordenone).

Carla Bazzani, figlia del suo compagno ed amico Carlo, così lo piange sulle pagine de ”Il Resto del Carlino” (2 febbraio 1999): “Caro Lanfranco, te ne sei andato senza far rumore, lentamente, in punta di piedi, avvolto nel silenzio che già da qualche anno, ma forse da sempre, vivevi nel tuo cuore. Un silenzio ricco di ascolto, di profondo stupore. Mi ricordo, caro Laico, quando venivi a Canicchia a dipingere le vecchie case rurali e il cortile illuminato dal sole delle calde giornate d’agosto. E della grande ammirazione che provavi per il maestro Ottorino Davoli, tanto caro anche a mio padre. Ai reggiani lasci qualcosa di te: in tante case vedo tue opere, soprattutto ritratti e figure intere. Ciao, caro amico. Hai obbedito al tuo talento, nella mitezza che si addice ai grandi”.

Lombardo d’adozione, sepolto nel corpo a Porcia, il suo cuore appartiene a Reggio Emilia


Nella seduta del Consiglio Comunale di Reggio Emilia del 12 marzo viene presentata l’”Interpellanza del Consigliere Giuliano Rovacchi per la promozione di iniziative per ricordare la vita e le opere del pittore concittadino Lanfranco Scorticati“. Nell’occasione il promotore dice di lui: “Lanfranco Scorticati che ho avuto il privilegio e l’onore di conoscere, era una persona piccola e mite, modesta e discreta, schiva  dolce allo stesso tempo che sapeva trasportare la bellezza delle sue doti personali sulle tele che dipingeva con colori splendenti e naturali. Era un tutt’uno la sua personalità, i colori che esprimeva, con la natura.”


2000

In giugno Tarcisio Zobbi, capogruppo Ccd-Cdu reggiani, in un interpellanza indirizzata al sindaco di Reggio Emilia, chiede che sia organizzata una Mostra Antologica interamente dedicata al pittore reggiano Lanfranco Scorticati.


2001

Figura tra i pittori selezionati a partecipare alla grande antologica dedicata da Raffaele De Grada a “La Pittura in Lombardia nel XX secolo”, organizzata dalla Regione Lombardia nel mese di aprile presso il Castello Sforzesco di Vigevano.


2002

Il 16 marzo, nell’ambito delle iniziative “Arte Contemporanea a Reggio Emilia”, si inaugura presso i Musei Civici Spallanzani di Reggio Emilia la Mostra Antologica dedicata a Lanfranco Scorticati “Il sentimento del vero”. L’inaugurazione viene preceduta da un concerto di ricordo dell’Ensemble Estro Cromatico diretto dal nipote Marco Scorticati. Sono esposti  un centinaio di dipinti e numerosi disegni dal 1930 agli anni ’90. La mostra viene prorogata, per l’ampia partecipazione di pubblico e il consenso ricevuto, fino al 6 maggio.

Con l’occasione viene pubblicato il libro:

Raffaele De Grada, Maurizio Festanti, Beatrice Menozzi, Fiorenzo Scorticati, Arte Contemporanea a Reggio Emilia, Lanfranco Scorticati, il sentimento del vero, Reggio Emilia, Musei Civici, 2002”.




(Testo tratto dal Regesto biografico a cura di B. Menozzi del libro:

Raffaele De Grada, Maurizio Festanti, Beatrice Menozzi, Arte Contemporanea a Reggio Emilia, Lanfranco Scorticati, il sentimento del vero, Reggio Emilia, Musei Civici, 2002”)



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